L'Ergonomia è una scienza applicata interdisciplinare che si occupa della interazione tra l'essere umano e l'ambiente in cui agisce o, per meglio dire, il sistema in cui opera.
L'Ergonomia è rilevante in tanti luoghi del vivere e dell'agire: dalla disposizione dei comandi di una plancia di controllo di un jet supersonico alla sedia della postazione di lavoro in ufficio. L'Ergonomia è però particolarmente evidente nei sistemi sociotecnici complessi, in cui le performance sono il risultato delle azioni del sistema nella sua interezza. Tali sistemi sono condizionati da fattori che impattano sulla salute e sul benessere degli individui che li compongono e che influiscono sulla capacità individuale di interagire positivamente con l’ambiente, migliorando o peggiorando le performance del sistema nel suo complesso. Tra i fattori impattanti, alcuni tra i principali sono quelli derivanti da stress fisico e mentale, carenza di comunicazione, mancanza di motivazione e di promozione professionale.
L'Ergonomia si divide in tre grandi ambiti di studio e di intervento: Ergonomia Fisica, Ergonomia Cognitiva ed Ergonomia Organizzativa.
Come ormai diffusamente noto, il termine Ergonomia deriva dalle parole greche ergon (lavoro) e nomos (legge).
Meno noto è il fatto che il primo accenno all'uso di tale parola lo si deve allo studioso polacco Wojciech Jastrzębowski nel 1857, nella sua opera Rys ergonomji czyli nauki o pracy, opartej na prawdach poczerpniętych z Nauki Przyrody (Il profilo dell'ergonomia, ovvero la scienza del lavoro, basata sulle verità tratte dalle scienze naturali).
Tuttavia, è solo nei primi anni del Novecento che si cominciano ad applicare sistematicamente i concetti di Ergonomia e del Fattore Umano nella progettazione dell'ambiente costruito. In particolare, questo avviene nel settore della Aviazione. Negli Stati Uniti, più che altrove, si comincia a studiare l'errore umano come fattore determinante della prestazione umana. Un altimetro non leggibile, diventa l'elemento scatenante per lo studio delle caratteristiche cognitive umane.
In questi anni, nasce anche il concetto di 'uomo funzionale', che prelude alle prime applicazioni di Antropometria. Prima degli anni 40, infatti, nella progettazione degli aerei il fattore umano era stato considerato troppo spesso come una costante più o meno statica. Con il concetto di uomo funzionale si cominciano ad apprezzare le differenze tra un essere umano e un altro: la statura, il peso, la taglia.
Oggi, più che mai, l'Ergonomia del prodotto rappresenta un Valore Aggiunto nel Marketing. Purtroppo, non sempre l'etichetta "ergonomico" associata ad un prodotto corrisponde ad una reale qualità ergonomica dello stesso.
L'Ergonomia Fisica si occupa della interazione tra l'Essere Umano e le sollecitazioni che provengono dall'ambiente in cui agisce.
Più in generale, l'Ergonomia Fisica studia come le caratteristiche anatomiche, antropometriche, biomeccaniche, e fisiologiche possano influire sul benessere e la prestazione degli esseri umani nell'ambiente fisico, sia esso naturale o costruito.
Le principali aree di interesse dell'Ergonomia Fisica includono la Antropometria, la Biomeccanica, la Anatomia, la Fisiologia, l'Illuminamento, il Sonoro, ecc.
Nei luoghi di lavoro, più propriamente, l'Ergonomia Fisica si occupa della progettazione degli spazi, degli attrezzi e dei processi produttivi in funzione delle capacità specifiche dei lavoratori. In questo senso l'approccio ergonomico cerca di ottimizzare l'interazione tra uomo, macchina ed ambiente, intervenendo sull'organizzazione, razionalizzando i processi e lo spazio appunto, migliorando il sistema posturale e riducendo di conseguenza le condizioni di stress psico-fisico.
Una importante applicazione della Ergonomia Fisica è la Ergonomia del Lavoro che, attraverso lo studio della Ergonomia della Postazione di Lavoro, può migliorare significativamente il benessere dei lavoratori. Si ricordi, infatti, che una delle principali conseguenze di una carente Ergonomia dei luoghi di lavoro è il cosiddetto Sovraccarico Biomeccanico dell'apparato muscolo-scheletrico che è la principale causa di insorgenza di malattie professionali nei paesi industrializzati.
I disturbi muscoloscheletrici sono una delle principali cause di insorgenza di malattie professionale in Italia ed in Europa, come riporta la Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (European Agency for Safety and Health at Work) attraverso il suo Osservatorio Europeo del Rischio (Work-related musculoskeletal disorders: why are they still so prevalent ISSN: 1831-9343). A tale proposito, allo scopo di ridurre l’esposizione a tale rischio, il D. Lgs. 81-08 cita espressamente le norme internazionali UNI EN 1005, UNI EN ISO 11226 UNI EN ISO 11228, nelle quali si fa esplicito riferimento alla gestione del rischio da Sovraccarico Biomeccanico dell’apparato muscolo-scheletrico. La gestione del rischio da Sovraccarico Biomeccanico è un obbligo di legge per tutti i Datori di Lavoro ed esistono figure professionali specializzate in Ergonomia che operano sia come consulenti esterni che come figure interne nelle grandi e piccole organizzazioni.
La postura, il movimento, l’utilizzo di forza intensa, la frequenza d'azione, i fattori organizzativi sono solo alcuni aspetti che possono contribuire ad aumentare il carico fisico e mentale e creare condizioni di disagio che nel lungo periodo possono condurre anche ad un danno permanente per il lavoratore. La reiterazione delle sollecitazioni dei distretti osteoarticolari produce, infatti, un danno da microtraumi cumulati che può fare insorgere vere e proprie patologie connesse con l’attività lavorativa e, nelle forme più gravi, può portare ad invalidità permanenti con gravi conseguenze sui lavoratori, il sistema produttivo e la comunità.
Il D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. (cioè il Testo Unico sulla Sicurezza e Salute nei luoghi di lavoro) identifica il Sovraccarico Biomeccanico dell'apparato muscolo-scheletrico come un fattore di rischio per l'insorgenza di disturbi o di malattie professionali.
In moltissimi compiti lavorativi l'attività fisica è un elemento fondamentale, basti pensare alle linee di assemblaggio nelle industrie, alla movimentazione dei pazienti negli ospedali, ai lavori in agricoltura o alle attività di confezionamento.
In tutti questi casi il lavoratore sottopone il suo corpo a sforzi più o meno rilevanti poiché compie una serie di atti fisici tra cui il sollevare, l'abbassare, il trainare, lo spingere od il trasportare carichi, oppure perché compie movimenti ripetuti periodicamente.
I principali fattori di rischio e le circostanze che possono determinare un Sovraccarico Biomeccanico sono i seguenti:
In che modo viene valutato il rischio sul lavoro?
Le norme della serie UNI ISO 11228 richiamate nell'allegato XXXIV° del D.Lgs.81/08 riguardano le attività di movimentazione manuale dei carichi in generale. In esse sono specificati i metodi per la valutazione del rischio e per la definizione degli interventi da apportare per la sua riduzione.
Le varie metodologie utilizzano due livelli di approccio: il primo è il livello di screening e serve per individuare la presenza di rischio mentre il secondo è il livello di dettaglio e prevede l'individuazione del livello di rischio, appunto.
Le norme UNI ISO si rifanno ai metodi di valutazione del rischio già noti in letteratura, tra cui la "Revised lifting index equation", sviluppata dal NIOSH per il sollevamento ed abbassamento dei carichi, il metodo di Snook e Ciriello per il traino, la spinta ed il trasporto in piano, l'OCRA INDEX per i movimenti ripetitivi.
I settori di riferimento della consulenza e formazione del Centro Italiano di Ergonomia sono tutte le attività lavorative in cui si effettuano attività manuali che richiedono un impegno fisico o posturale.
I Rischi che valutiamo sono:
L'Ergonomia Cognitiva si occupa dei processi cognitivi e mentali che sovrintendono l'attività umana nell'interazione con l'ambiente e i sistemi, ed in particolare occupandosi della interazione tra l'essere umano e gli strumenti della informazione.
Nello specifico, l'Ergonomia cognitiva si occupa delle capacità intellettive quali il linguaggio, la percezione, la memoria, il ragionamento e la risposta sensoriale e motoria in relazione agli stimoli provenienti dall'ambiente in cui agisce l'essere umano. In questo senso, si sviluppa anche in relazione alla interazione tra l'uomo e l'ambiente costruito o l'interazione uomo-macchina.
Le principali aree di interesse dell'Ergonomia cognitiva includono il carico mentale, lo stress, i disagi psicofisici, l’usabilità delle interfacce, di web usability, ecc.
Norman, di cui si ricorda la caffettiera del masochista, pone l'accento sull’importanza di facilitare e gestire il lavoro mentale.
L'Ergonomia Organizzativa si occupa di ottimizzare i processi in sistemi socio-tecnici complessi quali possono essere le organizzazioni sociali, produttive e di scopo.
Nello specifico, l'Ergonomia Organizzativa si occupa della gestione della Partecipazione e della Cooperazione che si devono instaurare nella interazione tra gli individui, le strutture ed i sistemi.
Per estensione, si può anche affermare che
obiettivo della Ergonomia Organizzativa è la realizzazione di sistemi armonizzati che garantiscano soddisfazione e impegno dei propri membri.
Le principali metodologie di intervento della Ergonomia Organizzativa sono:
Le principali aree di intervento dell'Ergonomia Organizzativa includono:
Il Design for All è un approccio relativamente nuovo alla progettazione, realizzazione e sviluppo di prodotti, beni, servizi e dell’ambiente costruito. La necessità è di non escludere, implementando soluzioni in grado di rappresentare con maggiore precisione la diversità umana, in particolare delle persone anziane e disabili, in modo da rispondere alla più ampia gamma di capacità, potenzialità, esigenze e preferenze degli individui. La spinta etica alla accessibilità è sempre stata molto elevata, ed inizialmente le proposte, i progetti e le azioni erano in risposta ad una esigenza che si manifestava più come urgenza sociale che come opportunità commerciale. In tempi recenti, questa tendenza si è trasformata e si è assistito a dinamiche che hanno associato sempre più istanze sociali a vantaggi di posizionamento sul mercato. In questo senso, l’evoluzione nel tempo di sistemi quali "Universal Design", "Design accessibile", "Design senza barriere", "Design inclusivo" è passata da un concetto di accessibilità prevalentemente motoria, intesa come rimozione delle “barriere architettoniche”, a uno che pone l’attenzione anche sulle capacità sensoriali e cognitive dell’individuo (e delle relative barriere che è possibile incontrare anche in questi contesti), rivolgendosi quindi anche a prodotti, beni e servizi che si sono affiancati ai luoghi e agli ambienti costruiti. A riprova di ciò, in relazione agli enormi processi di globalizzazione, alla libera circolazione di persone e beni in atto e alla rapida evoluzione tecnologica, si è presentato recentemente anche il tema della accessibilità culturale, in riferimento alle persone che sempre più numerose provengono da culture diverse, e per le quali si richiedono un linguaggio di facile lettura e modelli differenti di proposta didattica, informativa e sensoriale.
L’Ergonomia del Territorio si basa sul presupposto che un Territorio che abbia una sua distintività storica, geografica, morfologica, ambientale, sociale e paesaggistica, e che sia vissuto da una comunità umana, vegetale, animale, possa essere considerato alla stregua di una Organizzazione (Organizzazione Territoriale). In questa prospettiva essa si occupa dell'attivazione di tutti quei processi che coinvolgono le comunità locali per offrire conoscenze, strumenti e metodi affinché si creino e mantengano sul territorio le migliori condizioni di vita di lavoro, nel rispetto delle diverse istanze. Poiché i Territori sono attraversati con mezzi di varia natura, l'Ergonomia si occupa anche della qualità dei percorsi e del comfort dei mezzi usati. Se il percorso assume le caratteristiche di un Cammino o di un Itinerario Culturale Europeo, l'Ergonomia si occupa delle condizioni che possono rendere sicuro, accogliente, gradevole il percorso e adeguate le strutture che ospitano coloro che si mettono in cammino, tenendo conto del modo con cui essi si muovono. Essa si preoccupa pure di migliorare la funzionalità degli indumenti, delle attrezzature, dei sistemi e degli strumenti, che i "camminatori" usano a seconda delle loro condizioni fisiche, mentali e motivazionali, di genere, religione, età e lingua.